Ciao Mondo 3!

0Gli amanti del water cooling si sa, non si accontentano mai in termini di prestazioni, ma sono sempre più esigenti anche in termini di eleganza e affidabilità. Per soddisfare questa categoria di utenti Phobya ha sviluppato il radiatore G-Changer 360 HPC, che analizzeremo per voi in questa recensione.

 

 

 

 

Phobya è da tanti anni un’azienda molto conosciuta nel settore dell’air e del liquid cooling, vantando a catalogo una miriade di prodotti fino ad arrivare a veri e propri kit completi per raffreddamento a liquido, di tutti i livelli. E se ad una ampia varietà di prodotti aggiungiamo prezzi competitivi e ottime prestazioni, viene da se che ci troviamo di fronte ad una delle aziende che più stanno avendo successo in questo settore.

Phobya infatti è conosciuta e apprezzata da tutti gli appassionati in particolare per il suo rapporto qualità prezzo, davvero elevatissimo, e ultimamente sta tirando fuori prodotti che si giocano la palma d’oro per le migliori prestazioni, in particolare tra waterblock CPU e radiatori.

 

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Oggi ci occuperemo proprio di radiatori. Parliamo dell’ultimo nato in casa Phobya e della fortunata serie G-Changer che ha riscosso grandissimo successo sia nelle misure più utilizzate come 240,360 e 480, ma anche in formati meno comuni 280,420 e l'enorme 560.

Questa nuova serie si chiama “HPC”, High Pressure Compatible, caratteristica principale di questa serie di radiatori è quella di essere garantiti per funzionare ad una pressione superiore di ben 5 bar (contro gli 1-2 bar garantiti dai radiatori concorrenti), e questo indica come la provenienza di questo radiatore sia prettamente di stampo industriale.

Pochi fronzoli dunque e tutta sostanza, solidità e affidabilità garantita anche dalla fabbricazione interamente made in Germany, cosa che non accade spesso negli ultimi tempi.

 

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Vedremo dunque se questo radiatore oltre all’affidabilità e alla qualità indiscutibile dei suoi materiali, riesce a garantire anche elevate prestazioni, come ci ha ben abituato la serie G-Changer.

 

Analizzeremo il modello Phobya G-Changer HPC 360 e lo confronteremo con altri radiatori concorrenti per la misura 360 (120x3).

 


 Phobya G-Changer 360 HPC, confezione e bundle

Il radiatore Phobya G-Changer HPC 360 ci viene recapitato in una anonima confezione di cartone bianco, senza alcun tipo di grafica o foto del prodotto. L’unico segno di riconoscimento è rappresentato da un adesivo che riporta il nome del prodotto, un codice a barre e la data di produzione.

 

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Riportiamo di seguito le specifiche tecniche del radiatore Phobya G-Changer HPC 360.

 

specifiche

 

 

Una volta aperta la confezione troviamo uno strato di pluriball (la classica carta da imballaggi con le bolle d’aria) a protezione del contenuto e il radiatore, a sua volta incartato e avvolto nel pluriball, con un adesivo riportante delle avvertenze redatte in inglese e tedesco, sul fare attenzione a non avvitare le viti per più di 6mm perché si rischia di danneggiare in maniera irreparabile (e ovviamente non coperta da garanzia) il radiatore.

Al suo fianco, su un pezzo di cartone e attaccato tramite un pezzo di nastro adesivo trasparente, c’è un sacchetto contenente le 12 viti filettate M3 per permettere il montaggio di 3 ventole sul radiatore.

 

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Ci troviamo sicuramente di fronte ad un bundle che si può decisamente definire essenziale, e questo ci ricorda di nuovo che il prodotto che stiamo recensendo è votato alla sostanza e di stampo quasi industriale, riducendo al minimo tutti gli accorgimenti a cui sono ormai abituati gli appassionati di liquid cooling o di modding come ad esempio tappi, viti di diversa lunghezza per poter montare ventole da 34mm, libretti di istruzioni, adesivi per personalizzare il radiatore ecc . Tutto ciò contribuisce in minima parte anche a limare il prezzo di acquisto, senza andare a risparmiare sulla qualità del radiatore e sui materiali.

 

 


 Phobya G-Changer HPC 360, analisi in dettaglio

Una volta scartato il nostro radiatore lo possiamo analizzare da vicino.

A primo impatto il radiatore fa un ottima impressione, appare davvero perfetto e senza difetti di lavorazione con una design semplice ed elegante, dato anche dal contrasto tra il nero della cornice e il classico colore acciaio della superficie dissipante e dei tubi.

 

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Il box del radiatore è realizzato in acciaio, la lamiera, abbastanza spessa e resistente, è verniciata a polvere di un bel nero opaco, ed è agganciato alla superficie dissipante tramite dei classici rivetti. Non sono presenti scritte né adesivi o altri segni di riconoscimento che possano richiamare il produttore o il modello. In pratica il radiatore è alla vista, completamente irriconoscibile.

Su un lato sono presenti i raccordi di entrata e di uscita del liquido filettati secondo lo standard G1/4”; non sono presenti connessioni aggiuntive.

 

Cosa un po’ particolare è che i raccordi si protraggono oltre il radiatore stesso per un paio di centimetri, risultando quindi abbastanza vistosi. Se a questo aggiungiamo il loro colore ottone e la loro rifinitura non certamente impeccabile, non sono certo belli a vedersi e vanno un po’ a rovinare il design comunque elegante del Phobya G-Changer HPC 360.

 

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Comunque, se consideriamo il punto di vista pratico, questa scelta, seppur esteticamente opinabile, può rivelarsi funzionale perché ad esempio su un comune radiatore ( che ha le connessioni “scavate” nella struttura stessa) se si vanno ad installare dei raccordi molto spessi (ad esempio 19/13) oppure degli adattatori a 90 o 45 gradi, questi potrebbero andare inevitabilmente a scontrarsi contro il frame delle ventole installate su quel lato. Solitamente questa situazione si risolve acquistando una prolunga o un adattatore per “superare” la ventola. In questo caso invece possiamo dire che è come se gli adattatori siano già installati.

Resta comunque il problema estetico di utilizzare dei raccordi che saranno inevitabilmente di colore diverso rispetto al color ottone dei fori, siano essi silver, matte black o copper. I più attenti a questi particolari potrebbero non essere soddisfatti della resa estetica, ma nulla toglie che i raccordi del radiatore possano essere verniciati magari di nero. D’altra parte, non tutti gli amanti del watercooling sono così attenti nel realizzare delle integrazioni perfettamente abbinate dal punto di vista cromatico! Questi saranno più attenti all’affidabilità e alle prestazioni piuttosto che all’impatto estetico.

 

Il radiatore ha uno spessore di 50mm. I tubi sono realizzati in rame e non vi sono camere di entrata e di uscita ma il tubo è singolo e forma una serpentina di 6 canaline da un lato e 5 dall’altro. 

 

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Le alette sono di alluminio e sono disposte perpendicolarmente rispetto alla serpentina, ad una distanza di circa 2mm tra di loro. Il FPI (Fins per Inch) è pari a 10 il fan spacing è classico da 15mm, ed è possibile montare le ventole su ambo i lati del radiatore, anche se in bundle lo ricordiamo sono fornite solo 12 viti.

 

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Sottolineiamo che (come in altri radiatori per altro) non è presente la protezione di fine corsa delle viti, per evitare che utilizzando viti più lunghe del consentito si vada a danneggiare irreparabilmente il radiatore. Per evitare potenziali danni, Phobya ha comunque avuto l’accortezza di fornire le viti corrette e mettere adesivi con le dovute avvertenze, per mettere in guardia l’utilizzatore.

 


 Phobya G-Changer HPC 360, schema di montaggio

Il radiatore verrà montato in un Corsair Obsidian 800d  e verrà testato con delle Corsair SP High Performance da 120mm montate in PUSH, utilizzando le 12 viti M3 fornite in dotazione.

 

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Il radiatore sarà posto sul top del case sfruttando la predisposzione del case Crsair  Obsidian 800d  e sarà collegato al loop di prova utilizzando dei comuni raccordi a compressione di misure 13/10 filettati G1/4", posti subito dopo i sensori Aquacomputer utilizzati per rilevare le temperature del liquido in entrata in uscita dal radiatore.

 

Il Phobya G-Changer HPC 360 è ora pronto per essere testato.

 

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 Phobya G-Changer HPC 360, sistema di prova e metodologia di test

CONFIGURAZIONE DI TEST NUOVO

 

Per quanto riguarda il test della portata, abbiamo misurato da un lato i valori di portata del radiatore e quindi il livello di restrittività al passaggio del liquido, importante per valutare se è penalizzante nell’utilizzo in circuiti particolarmente restrittivi o dotati di pompe non particolarmente potenti.

 

Fondamentale anche il test che misura l’efficienza del radiatore nel processo di dissipazione del calore. Per generare il carico abbiamo utilizzato il benchmark Uningine Valley Benchmark 4.0, (lasciandolo in esecuzione per 30 minuti) generando cosi un carico vicino ai 350watt, considerando la potenza scaricata in acqua dalla Zotac Gtx 780 (250watt di tdp dichiarati) e di un Intel Core i7-4770k overclockato a 4,4ghz (a default il TDP dichiarato è di 84watt).

 

Per monitorare tutte le temperature abbiamo utilizzato l’Aquaero 5 Pro e il software Aquasuite lasciato in esecuzione in background mantenendo attivo il log dei dati e il relativo generatore di grafici per tutta la durata del test.

 

Le rilevazioni hanno riguardato:

  • La temperatura ambiente
  • La temperatura dell'aria che attraversa il radiatore (AIR IN)
  • Il liquido in entrata dal radiatore
  • Il liquido in uscita dal radiatore
  • CPU (core package)
  • GTX 780 (GPU core)

 

Alla fine di ogni test abbiamo inserito i dati rilevati in una tabella e abbiamo calcolato i valori che ci servivano per compilare i grafici. Come dato per misurare l’efficienza del radiatore (che sarà poi scelto per effettuare la comparativa) comparare abbiamo scelto il delta tra la media delle temperature massime raggiunte dal liquido in entrata e in uscita dal radiatore e la media della temperatura dell'aria che lo va ad attraversare.

 

Questo sensore infatti è posto (come si può vedere nella foto dello schema di montaggio) a un paio di cm dalla ventola centrale installata sul radiatore ed essendo questo montato all’interno del case, abbiamo scelto di calcolare il delta rispetto a questo dato, e non alla temperatura ambiente che è giocoforza di qualche grado inferiore.

 

In questo modo misuriamo semplicemente di quanto la temperatura del liquido s’innalza, al variare degli RPM, rispetto alla temperatura dell'aria che lo attraversa per raffreddarlo.

 

Per misurare poi l’efficienza del radiatore ai diversi RPM delle ventole abbiamo eseguito il test a 800,1200,1500 e 2000rpm.

 

In entrambi i test abbiamo fatto una comparativa con il radiatore XPSC RX 360 V.2, uno dei radiatori tri-ventola più prestanti sul mercato e venduto ad un prezzo di circa 120euro iva compresa.

 


 Risultati dei test

 

TEST DELLA PORTATA E RESTRITTIVITA’

 

Per quanto riguarda il test della portata, abbiamo fatto diverse rilevazioni.

Considerando “LOOP A VUOTO” un circuito composto da pompa, top, flussimetro e vaschetta (privo quindi di altri elementi restrittivi) con tensione operativa della pompa di 12V (11,5v effettivi) abbiamo ottenuto un valore medio di 430 L/h (una media tra il valore minimo e quello massimo).

Abbiamo poi inserito in questo loop a vuoto ciascun radiatore, con ingresso del liquido subito dopo il flussimetro e uscita del liquido con rientro in vaschetta, rilevando i seguenti risultati.

 

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Consideriamo ora il nostro circuito di test, cioè l’impianto che utilizziamo per raffreddare la nostra postazione e configurato come riportato nella tabella di cui sopra.

 

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Confrontando questi dati si evince come il radiatore Phobya G-Changer 360 oggetto della nostra recensione sia più restrittivo del concorrente XSPC RX 360.

 

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In particolare volendo quantificare di quanto sia in percentuale più restrittivo rispetto a quello XSPC, abbiamo fatto questo grafico ricavato attraverso delle semplici proporzioni.

 

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Il radiatore Phobya G-Changer HPC 360, considerato singolarmente nel loop a vuoto, ha fatto registrare una portata inferiore del 15% al radiatore XSPC RX 360; considerato in un loop complesso come quello del nostro sistema di test, ha fatto registrare invece una portata inferiore del 10% circa,  andando così a recuperare qualcosa rispetto al concorrente.

 


 

Test Prestazionali

 

Per eseguire i test abbiamo utilizzato il programma UNINGINE VALLEY BENCHMARK e lo abbiamo lasciato in esecuzione per 30 minuti. Per ciascun radiatore il test è stato eseguito a 4 differenti regimi di rotazione delle ventole (800,1200,1500 e 2000rpm).

Per ogni test abbiamo registrato i dati tramite Aquasuite prima dopo e durante l’esecuzione di ogni test e in seguito costruito dei grafici rappresentando nei grafici il delta tra la media delle temperature massime raggiunte dal liquido in entrata e in uscita dal radiatore e la media della temperatura dell'aria che lo va ad attraversare (AIR IN).

 

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Come si può vedere dal grafico che riassume i nostri test prestazionali sostanzialmente il radiatore Phobya HPC 360 perde il confronto a bassi rpm, accusando un delta di oltre un grado a 800rpm e migliorando gradualmente le sue prestazioni al salire degli rpm diminuendo il delta, fino ad arrivare al sorpasso, seppur di poco, del diretto concorrente a 2000rpm.

 

In sostanza il radiatore Phobya HPC 360 paga dazio a bassi RPM dove comunque ha un ostico concorrente, pensato proprio per tirare fuori il meglio di sé anche a bassi RPM, ma recuperando poi ad alti RPM dove lavora meglio grazie all’FPI leggermente più elevato e al suo minore spessore, considerando poi l’utilizzo di ventole ad alta pressione statica come le Corsair SP high performance.

 

Durante l’esecuzione dei test ai diversi RPM abbiamo comunque registrato le temperature di CPU e GPU, per apprezzarne le differenze.

 

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Come si può vedere, coerentemente con quanto rilevato nei grafici precedenti, generalmente il radiatore Phobya HPC 360 fa registrare prestazioni leggermente inferiori rispetto al concorrente in particolare a 800 RPM, diminuendo il gap all’aumentare RPM (fatta eccezione per 1500rpm dove il radiatore XSPC RX 360 tiene comunque testa, in particolare per le temperature rilevate sulla GPU).

 

Possiamo comunque affermare che offre prestazioni più che sufficienti, considerando che comunque il suo concorrente è un radiatore da 60mm ed è considerato tra i migliori radiatori per la categoria, in particolare a bassi rpm.

 

Ricordiamo che queste temperature sono una media di quelle rilevate durante l’esecuzione del test, della durata di 30 minuti per ogni test. Va da se che sottoponendo il sistema ad uno stress ancora maggiore (ricordiamo che il benchmark Uningine Valley 4.0 genera il carico soprattutto sulla scheda video) utilizzando un applicazione che utilizzi in maniera intensiva anche la CPU) e per un tempo maggiore il distacco tende ad aumentare.

 

Il dato delle temperature medie rilevate è dunque un dato molto relativo, che noi comunque abbiamo rilevato e rappresentato nei grafici.

 


 Phobya G-Changer 360 HPC, conclusioni

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Confezione e bundle 3 stelle
Prestazioni 3,5 stelle
Estetica 4,5 stelle
Materiali 5 stelle
Prezzo 3 stelle
Complessivo 4 stelle

 

Phobya con il suo nuovo G-Changer 360 HPC ha lanciato sul mercato un radiatore che dal punto di vista costruttivo è eccellente, in virtù dei suoi ottimi materiali che gli conferiscono una solidità notevole e dalla lavorazione che è praticamente perfetta mettendo in secondo piano aspetti come presentazione e confezionamento del prodotto stesso e il relativo bundle, decisamente ridotto all’osso.

Sicuramente si merita un voto alto dal punto di vista dell’estetica, in quanto il box è verniciato in maniera impeccabile e il contrasto con il colore acciaio del corpo dissipante restituisce davvero un bell’effetto, anche se come sottolineato infatti nella recensione il radiatore risulta spartano sotto alcuni aspetti come i raccordi di entrata e di uscita dal liquido rialzati e di un discutibile colore ottone.

 

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Dal punto di vista delle prestazioni il radiatore ha mostrato di poter tenere tranquillamente a bada il sistema di test, garantendo buone temperature e accusando dei delta non elevati.

Tuttavia si è dimostrato inferiore alla concorrenza, con bassi RPM (stiamo parlando comunque del radiatore XSPC RX 360 v.2 che è oggettivamente uno dei migliori radiatori sul mercato a bassi regimi, e infatti è venduto ad un prezzo di 120euro), riuscendo comunque a recuperare il gap con il salire degli RPM, fino ad arrivare ad un sorpasso seppur minimo, a 2000 RPM.

 

Dal punto di vista della portata e della restrittività sicuramente il Phobya HPC 360 non eccelle, penalizzato probabilmente anche dal suo design a singolo tubo e di ridotte dimensioni.

 

In considerazione di tutto questi aspetti, ci sentiamo di consigliare questo radiatore a chi vuole un prodotto solido e affidabile (forte dei suoi ottimi materiali e della sua fabbricazione tedesca) perché sottoposto a sollecitazioni di ogni genere e magari da utilizzare in impianti con flow rate elevatissimi (ricordiamo infatti la pressione massima garantita di ben 5bar), mantenendo comunque buone prestazioni (a patto di utilizzare ventole ad alti RPM) seppur non eccellendo in nessun ambito (ricordando che le differenze tra radiatori top di gamma sono di decimi di grado), non potendo ovviamente competere, dal punto di vista prestazionale, con radiatori realizzati interamente in rame.

Infatti, a 2000 RPM, pur essendo il G-Changer HPC 360 leggermente più performante rispetto all’XSPC RX 360 testato come comparativa, bisogna sottolineare come esistano radiatori con FPI ancora maggiore di questi due, che andrebbero a beneficiare ancora di più della maggiore pressione statica prodotta dalle ventole ad alti RPM, andando quindi sicuramente a sorpassare a livello di prestazioni entrambi i radiatori anche in maniera netta.

 

Dal punto di vista prestazionale puro, c’è sicuramente di meglio sul mercato, a partire anche dai G-Changer classici di Phobya stessa, serie affermatissima e giunta alla rev 2.0 e di 60mm di spessore (contro i 50mm del HPC) e venduti ad un ottimo prezzo.

 

Considerando invece robustezza, affidabilità, qualità dei materiali e della realizzazione, difficilmente troveremo qualcosa di meglio sul mercato.

 

Detto ciò, il prezzo a cui viene proposto, circa 90€, se paragonato a livello di prestazioni pure con i concorrenti, appare leggermente elevato, essendoci alternative più performanti e meno costose sul mercato, anche in casa Phobya. Invece, se paragonato a livello di qualità risulta appropriato e giustificato dalla qualità dei materiali e soprattutto dall’assemblaggio e conseguente controllo di qualità fatto in Germania.

 

Si Ringraziano Aquatuning e Phobya per il sample fornitoci

Liberato De Vincenzo

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